L’effetto covid sulla politica monetaria è chiaro: “È pari a 28mila e 800 miliardi di dollari il controvalore degli asset nei bilanci delle principali banche centrali: Fed, Bce, Bank of Japan e People’s Bank of China. In media la crescita annuale è stata del 44% secondo i calcoli di Yardeni Research”. Praticamente si è passati dai 5mila del 2007 ai 29mila del 2021, una crescita del +480%.
Rispetto al pil gli asset di tutte le banche centrali sono cresciuti più velocemente, tranne che nel caso della Cina, unica eccezione e stranamente correlata inversamente con un altro paese asiatico quale il Giappone che, in ambito di politiche monetarie eccezionali, detiene il 7% delle azioni quotate alla Borsa di Tokyo per un controvalore di 130 billion $. Il tema caldo attuale sulle banche centrali è il controllo della curva dei rendimenti, che la Boj fa da tempo e la banca centrale australiana da poco, ma proviamo a immaginare se la Bce/Bdi avessero in portafoglio il 7% della capitalizzazione dell’Mta, ossia 44 mld di euro di titoli quotati sulla Borsa italiana: dove sarebbe oggi il Ftsemib?
Per capire a quale livello limite stiano arrivando le banche centrali ragioniamo per gradi.
- Asset su pil. La regina assoluta è il Giappone (130%), a seguire la Bce (60%), Cina, Boe e Fed sotto il 40%. Ma attenzione che una percentuale bassa potrebbe nascondere un clamoroso record come nel caso della Boe che non aveva mai visto livelli così alti, neppure nel periodo della seconda guerra mondiale
- Debito pubblico detenuto dalle banche centrali. In questo caso è bene fare attenzione considerando che i paesi europei frugali con debiti su pil bassi, Germania (31%) e Olanda (33%), registrano percentuali più alte dell’Italia (20% con capital key più bassa) e al limite del tetto europeo del 33%.
Il Giappone è al top con un 43% che però potrebbe sembrare poco rispetto al rapporto al punto 1) ma ciò dipende dal fatto che il debito è detenuto dai residenti tramite le banche e dalla composizione del debito netto (Attivo-Passivo) che abbatte il rapporto perché le passività hanno come contropartita molte attività reali. Siamo comunque tornati agli anni 70/80 quando le banche centrali decisero di separarsi dalle politiche fiscali dei governi e non garantire più la sottoscrizione dei titoli: siamo alla abolizione di fatto del divorzio Tesoro-Banca D’Italia del 1981 ma non solo da noi ma in tutto il mondo, come dimostra il caso degli Stati Uniti.
- Debito pubblico sul totale asset. Una analisi del debito pubblico sul totale degli asset delle banche centrali vede la seguente classifica: BOJ 70%, Fed 67% e Bce 61%
- Capitalizzazione di Borsa su pil. Da quando sono iniziate le politiche espansive post Lehman della Fed, si nota come laumento degli asset della bnca centrale statunitense abbiano contribuito a portare la capitalizzazione/pil al record del valore di oltre il 192%, impattando per circa 50 punti percentuali su 192. Le banche centrali hanno cambiato le regole del gioco sui mercati finanziari oppure è una coincidenza? Lo sapremo quando la bolla monetaria rientrerà, con quali modalità.
Attualmente le banche centrali stanno cambiando i propri obiettivi: 1) controllo della curva dei rendimenti 2) inflazione a target variabile con un obiettivo di medio periodo. Un po’ di inflazione fa bene, ma una crescita eccessiva e veloce potrebbe essere un boomerang pericoloso: come il pilota di formula uno che supera in velocità gli avversari per vincere, ma riuscirà a tenere la strada alla curva successiva?
In Italia finalmente, un chiaro paradosso del covid, si prevede per il biennio 2021-2022 un tasso di crescita g maggiore del tasso di rifinanziamento del debito g, l’inflazione Usa ci rovinerà la festa? Ma la questione centrale è: Il processo di cambiamento che stanno affrontando le banche centrali è irreversibile? Ai mercai l’ardua sentenza.
Guido Gennaccari