Senza entrare nel merito delle soluzioni e dei tempi necessari per sconfiggere il Coronavirus la domanda che necessita una risposta è: quali sono, ad oggi, gli effetti economici della pandemia per l’Italia? Elenchiamo le certezze:
- In fase di ribasso e sell off si comprano “beni rifugio” quali oro, bund, tresuries, yen…questo implica che lo spread, attualmente a 188, è salito principalmente per i maggiori acquisti di rendimenti negativi con il Bund tedesco, non per le maggiori vendite sui btp: la sicurezza oggi è un costo!
- Il rendimento del decennale italiano, quello su cui si calcola a spanne il costo di emissione di nuovo debito, è a 1,15% dallo 0,9% che registrava prima del sell off sul mercato azionario (20 febbraio). Teniamo conto che a fine aprile 2018, dopo la diffusione della bozza di programma del governo gialloverde, passò da 1,74% a 3,13% a giungo, raggiungendo il top di 3,58% ad ottobre con il famoso deficit a 2,4%. Quindi nel 2018 per cause endogene il rendimento salì inizialmente dell’80% fino al top del 105% mentre oggi siamo ancora “solo” a +22%; lo spread nel 2018 salì da 115 fino al top di 310 (+170%) mentre oggi siamo passati da 125 a 188 (+50%). Perché? Oggi i fattori che determinano la salita sono endogeni (bassa crescita e alto debito) ed esogeni (Coronavirus=meno export, meno pil) mentre all’epoca era una questione prettamente endogena, di politica interna, alla vigilia di un decrescita economica europea per fine 2018. Comunque tassi più alti = più tasse o più tagli o più debito
- Il mercato azionario italiano, dal top del 19 febbraio, registra -18,3% di massima escursione ribassista, mentre nel 2018 dal top del 7 maggio al bottom del 29 maggio (spread oltre i 300 bp) registrò un -12,7%. In entrambi i casi i mercati venivano da top di periodo. Se togliessimo il settore delle utilities dal nostro Ftsemib, con Eni tornata ai livelli di aprile 2000 e le banche vicino ai minimi del 2016, il nostro listino probabilmente si troverebbe tra 16.000 e 15.000 punti
- L’economia reale italiana nei primi mesi del 2020 cadrà (soprattutto turismo ed export manifatturiero) con ripercussioni sul pil importanti
Siamo in difficoltà con un pil in decrescita, qualcuno chiede di allargare i parametri del debito (meglio un nuovo Piano Marshall europeo?) che, anche se non contabilizzato nei parametri europei, andrà comunque restituito; probabilmente la Bce, sulla scia della Fed, interverrà per comprare tempo anche se ha pochi margini operativi (rendimenti e spread contenuti) ma, se non riparte la crescita (turismo e “manifattura/meccanica/made in italy” da export), allora sì che avremo gravi ripercussioni sul rapporto debito/pil con conseguenze nefaste per le imprese con credit crunch e per lo Stato con che avrà maggiori costi per rifinanziare il debito in scadenza dall’ammontare totale ingente nel 2020. La Bce ci protegge ma il tempo nella clessidra scorre inesorabilmente e unico vantaggio, magra consolazione, l’obbligo di implementare e incentivare l’uso della tecnologia per motivi sanitari e di sicurezza (smartworking, scuola telematica, pubblica amministrazione digitale…). Il Coronavirus nel breve mina la crescita, azzerando il turismo e l’export italiano, con ripercussioni per il futuro sul debito/pil: la Bce comprerà ancora tempo ma nel 2020 ci sono ingenti quote di debito in scadenza da rifinanziare e quindi è bene tenere i tassi dei btp bassi; la salita dello spread è “innocua” se non accompagnata da una crescita dei rendimenti del decennale italiano, perché vorrebbe dire che stanno acquistando in massa sicurezza comprando bund e non svendendo btp. Azionario specchio della situazione italiana, purtroppo (servizio ed intervista a DiMartedì “Spread e Coronavirus”)
Guido Gennaccari