I valori record del cds su Credit Suisse a 250 sembrano la replica dell’accelerazione finale di quelli su Lehman Brothers nel 2008. Superata la soglia di pericolo posta a 150, l’accelerazione sembra quasi una regola. Un caso isolato?
Sicuramente il fatto che il paniere dei bancari svizzeri sia sopra i minimi del 2020 di solo il 9,6% fa pensare ad un problema più serio rispetto ad un caso isolato, lontana dal +116% dell’indice bancario francese. L’effetto domino potrebbe pesare su tutte le maggiori banche svizzere e, a cascata, su quelle europee. La Borsa premia le banche francesi e quelle tedesche e spagnole a pari merito, la sufficienza invece è per il paniere europeo e italiano.
Attenzione quindi al livello di 150 dei cds che alcune grandi banche stanno superando, Deutsche Bank lo ha già fatto. Nel bene e nel male le banche italiane sono considerate relativamente “piccole” e meno sistemiche ma l’effetto contagio può portare enormi danni a tutto il settore. Intanto il CDS sull’Italia a 5 anni è in zona 175, c’è da preoccuparsi?
La view di Gaetano Evangelista: “Mentre giustamente l’attenzione di tutti è catturata dal deterioramento quotidiano del merito di credito di Credit Suisse (espressione eufemistica per tingere di rosa la crisi della banca svizzera); un altro CDS continua a salire verso livelli tossici. E ci riguarda questa volta da vicino. In Italia il CDS a 5 anni ha raggiunto i 176 punti base. Soprattutto continua ad allargarsi il “CDS spread”, vale a dire la differenza fra le emissioni 2014 e 2003, che di fatto misura il denomination risk. In altre parole, l’eventualità che la repubblica italiana rimborsi i BTP in valuta diversa da quella di emissione, è coperta ora pagando ben 94 punti base all’anno. Si tratta del premio per il rischio più elevato dal 2018, quando al governo pasticciava la maionese impazzita gialloverde.”
Guido Gennaccari