L’approssimarsi del cambio euro/dollaro alla parità pone dei quesiti che non sempre implichino una risposta apparentemente scontata e semplice. L’euro è una valute forte oppure no? Per rispondere è necessario analizzare il cambio nei seguenti modi:
- Rispetto a tutte le altre valute
- Rispetto al dollaro
- Rispetto al tasso effettivo di cambio
Nell’ambito globale la valuta europea è seconda e pesa per il 20% delle riserve globali delle banche centrali, dietro al dominio incontrastato del dollaro con il 58,88%. Moneta forte, ma seconda classificata.
Anche il cambio nominale euro/dollaro oggi riporta i valori verso la parità dai top di 1,6 del 2008 quando ci fu la fuga dalle banche americane in crisi dopo i subprime e Lehman Brothers. Il minimo del cambio si toccò nel 2000 in zona 0,82 a seguito della bolla dot.com e prima della circolazione fisica dell’euro. Euro, né fortissimo né debolissimo, infatti sta andando verso la parità con il dollaro.
Ma, come osserva un ex banchiere centrale: “C’è già molto rumore intorno al tasso di cambio EUR/USD che va a 1. Tuttavia, ciò che conta per la competitività e i prezzi all’importazione è il tasso di cambio effettivo ponderato per il commercio rispetto ai principali partner commerciali. Da dicembre l’EURUSD è sceso del 9%, ma il tasso effettivo è sceso solo del 2%” (Vitor Constancio). Cosa è il tasso di cambio effettivo? “Il tasso di cambio effettivo nominale (NEER) dell’euro è una media ponderata dei tassi bilaterali nominali tra l’euro e un paniere di valute estere. È un indicatore dei valori esterni dell’euro rispetto alle valute di partner commerciali selezionati dell’area dell’euro. Se questo tasso di indice sale, si può ottenere, in media, più valuta estera per 1 euro. Diventa quindi più costoso, in media, per chi vuole cambiare valuta estera con euro. Allo stesso modo, se questo tasso indice scende, si può ottenere, in media, meno valuta estera per 1 euro e, a sua volta, diventa meno costoso cambiare valuta estera in euro.”
L’euro, in ambito commerciale, è una valuta forte rispetto alle altre monete estere (dollaro escluso) con un valore che oscilla tra circa 105 e 120 dal 2003, lontano dai valori sotto i 100 pre anni 2000. Quindi commercialmente l’euro è una valuta forte, ma per l’Italia? Qua vengono le sorprese: il tasso di cambio effettivo reale italiano prima di entrare nell’euro salì fino a quasi 120 per poi scendere con la crisi dell’attacco speculativo alla lira del 1992 (bottom sotto i 90). Dal valore di 105 del 2008 si è scesi fino ai 95 attuali, infatti l’export in questi anni è corso di più dell’import fino agli ultimi mesi dove, guerra e inflazione da crisi energetica, hanno determinato un import maggiore dell’export, in linea con le politiche di reshoring forse.
Forse le politiche economiche che puntano all’export ed alla debolezza del cambio non contribuiscono a spingere la domanda interna, colpa di un mancato aggancio alla globalizzazione e al progresso tecnologico dell’economia italiana. Siamo, non a caso, una economia a debito, non produttiva e non attraente, indipendentemente dalla forza o debolezza del cambio.
Guido Gennaccari