Il Libro Verde del MEF su “La competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita” evidenzia delle realtà note agli addetti ai settori. “L’evoluzione in atto nelle principali piazze finanziarie internazionali indica un significativo potenziale di sviluppo del mercato dei capitali, in un quadro di accentuata concorrenza tra sistemi. In questo contesto, il mercato dei capitali italiano manifesta una condizione di cronico ritardo rispetto a quelli delle altre economie avanzate, dovuto sia a debolezze strutturali dell’ecosistema di riferimento sia alla presenza di alcuni ostacoli di natura normativa e regolamentare”.Dai numeri del report emergono rapporti tra capitalizzazione di Borsa e Pil che vanno dallo 0,4 di Lisbona e Dublino al 4,8 di Zurigo, mentre il rapporto debito/pil va da 150,8 dell’Italia a 24,4 del Lussemburgo.
Graficando per categoria i vari paesi si trova:
- Gruppo Rosso: alto debito e bassa capitalizzazione (Milano, Lisbona, Madrid, Brussels)
- Gruppo Arancione: alto debito ma anche alta capitalizzazione (Parigi e Londra)
- Gruppo Rosa: (Francoforte, Dublino, Oslo): basso debito e bassa capitalizzazione
- Gruppo Celeste (Zurigo, Amsterdam, Luxemburg): basso debito e alta capitalizzazione
Se si volesse sintetizzare con un singolo valore, si potrebbe creare un “Market Indicator” dato dal rapporto tra Debito/pil e capitalizzazione/pil: più è alto e peggio è. La triste classifica sarebbe la seguente: Lisbona, Milano, Brussels, Madrid, Dublino, Francoforte, Parigi, Londra, Oslo, Amsterdam, Lussemburgo, Zurigo.
La questione è tipica del cane che si morde la coda: l’alto debito pubblico non attira capitali oppure il mercato finanziario più forte dell’economia reale attrae più capitali e ciò si riflette positivamente sui conti pubblici? E’ necessario fare leva su entrambi i lati per portare Piazza Affari e l’economia italiana verso la zona arancione di Parigi e Londra, dopo aver superato le compagne di avventura Lisbona, Madrid e Brussels. Fondamentale per la crescita sarà porre in essere politiche favorevoli al capitale di rischio soprattutto delle società non quotate (pmi).
Guido Gennaccari