Analisi Macro & Scenari

L’Indice “WMT-TGT”: lo stato di salute americano analizzando Walmart e Target

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Era esattamente un anno fa, il 25 novembre del 2021, quando l’indice di “propensione allo shopping USA “Ticker:WMT-TGT” aveva cominciato a risalire la china, iniziando a segnalare una riduzione nella  capacità di spesa tra i consumatori americani. L’indice WMT-TGT mette a confronto l’andamento del prezzo delle azioni dei due giganti del retail americani: Walmart e Target. Perché se da Walmart il consumatore americano va a fare la spesa tutti i giorni con prodotti da “discount”, da Target si entra per acquistare prodotti di maggiore qualità e quindi più costosi. Il titolo Target fino alla fine del 2021 aveva corso molto, spinto al rialzo da un’economia drogata da iniezioni di liquidità forsennate della Federal Reserve e da sussidi monetari elargiti a pioggia dalle politiche di sostegno post-pandemiche dei presidenti Trumph e Biden.

Ma con i cordoni delle borse che si stringono, gli interessi sul credito al consumo e sui mutui che iniziano a mordere i bilanci delle famiglie, a causa dei rialzi dei tassi della banca centrale, le famiglie iniziano a tagliare le spese superflue e invece di scegliere il prodotti di fascia alta preferiscono acquistare i prodotti dei banconi frigo di Walmart. La comparazione in termini di performace delle ultime trimestrali delle due società evidenzia un andamento divergente dei due fatturati, con Target costretta pure a ridurre le guidance di fine anno. Messi a confronto graficamente, si evidenzia la forza di Walmart le cui quotazioni si trovano vicine ai massimi, mentre Target fatica a rompere la resistenza intermedia dei 175$.

L’indice “WMT-TGT” può anche essere visto come un indicatore sullo stato di salute dei consumi americani e sulla loro propensione di spesa. Se guardiamo il suo andamento, il rialzo dello spread è principalmente legato ad un ribilanciamento delle valutazioni delle due compagnie. Un ulteriore rialzo, sopra la linea dello zero, rappresenterebbe un probabile conferma della fase recessiva prevista negli Usa nel 2023.

Edoardo Liuni