L’oro ha raggiunto dei nuovi massimi storici se si calcola il prezzo in termini di valute quali sterlina ed euro. L’oro detenuto presso la Banca Centrale inglese (BOE) è di 400.000 lingotti, ciascuno di 400 once, per un valore di £ 1.425 l’oncia risulta un ammontare totale di 228 mld di sterline. La BOE è seconda detentrice d’oro dopo la Federal Reserve, mentre è sedicesima come riserve d’oro proprio (Usa primi, Germania secondi, Italia terza): tanto oro, ma non di proprietà! Maduro rappresenterà il primo caso di richiesta di restituzione dei lingotti d’oro che darà vita ad una Guerra del rimpatrio dell’oro? Già la Germania ha avviato un processo di rientro delle riserve aurifere nel 2017, quando toccherà all’Italia sarà già troppo tardi perché saremo a livello Venezuela per colpa dell’alto debito pubblico e relativa ristrutturazione/default (vedi Argentina)? Il diniego inglese potrebbe sembrare la moderna versione fascista di “oro alla patria” ma con la postilla “degli altri!”. Sicuramente tutto questo oro, ai prezzi record in sterline, alla BOE potrebbe risultare vantaggioso se incassasse commissioni per la custodia o avesse benefici contabili (o di garanzie) dalla detenzione di tanta quantità della materia prima.
Un’altra informazione importante che possiamo ottenere dai prezzi in valuta dell’oro è la seguente: la perdita di valore a causa dell’inflazione e della debolezza della propria valuta. Negli ultimi 10 anni gli Usa hanno perso potere di acquisto per 1 dollaro in termini di oncia di -33%,, il calo più basso registrato insieme alla Cina (Yuan); nella fasccia -40%/ -47% ci sono euro, sterlina, yen, dollaro australiano, dollaro canadese; nella fascia ultima -61%/-76% India, Venezuela, Russia e Brasile. Le economie forti hanno una valuta forte, ossia che si svaluta meno nel tempo rispetto all’oro. Il 2020 potrebbe essere l’anno dell’oro ma il futuro potrebbe essere quello dell’oro digitale: asset digitali (bitcoin & co.).
Guido Gennaccari