Analisi Macro & Scenari

NPL e AMC: cartolarizzazione europea fuori debito pubblico

Banca D’Italia, nella persona di Fabio Panetta, ha fotografato la situazione attuale degli NPL delle banche italiane: Nello scorso dicembre i crediti deteriorati delle banche italiane ammontavano a 173 miliardi al netto delle rettifiche di valore (il 9,4 per cento del complesso dei prestiti); avevano raggiunto un valore massimo di 200 miliardi nel giugno del 2015. Al lordo delle rettifiche i crediti deteriorati erano pari a 349 miliardi alla fine dello scorso anno. Tale ultimo ammontare, spesso preso a riferimento sulla stampa, si riferisce al valore nominale delle esposizioni; non rappresenta, quindi, l’effettivo rischio che grava sui bilanci bancari. Dei 173 miliardi di crediti deteriorati netti, 92 facevano riferimento a situazioni per le quali è ancora possibile il ritorno alla regolarità dei pagamenti, soprattutto in presenza di un consolidamento della ripresa. Le cosiddette sofferenze, ovvero la componente più rischiosa, si attestavano a 81 miliardi, il 4,4 per cento dei prestiti totali. A fronte delle sole esposizioni in sofferenza le banche detengono garanzie reali per 92 miliardi e personali per 36 miliardi. Riccardo Serrini (Prelios) fornisce una lettura più dettagliata: Il problema degli Npl in Italia è un problema corporate e di real estate. Corporate perché l’81% dei debitori è rappresentato da aziende (grandi e pmi) e solo la restante parte è composta da privati; real estate, perché il 47% degli Npl ha un sottostante (ipoteca) immobiliare

Come risolvere una situazione complessa e ancora difficile che potrebbe mettere in pericolo la stabilità sui mercati finanziari?

  1. Recupero via stragiudiziale caso per caso
  2. Vendita di massa ai fondi avvoltoi o tramite cartolarizzazione

Sul punto 1) Panucci (Confindustria): Quanto al ‘patto marciano’ si deve prevenire che il credito in sofferenza arrivi al tribunale per alleggerire il carico di lavoro del sistema giudiziario, del quale va portata a termine la riforma dell’organizzazione Sul punto 2) sempre Panetta:  Sarebbe utile intervenire sulla normativa europea affinché le operazioni di cessione massive e straordinarie di crediti deteriorati non si riflettano negativamente sulla stima dei parametri prudenziali delle banche che adottano modelli avanzati per la misurazione del rischio di credito. Occorre evitare disincentivi alle cessioni. Un ulteriore, importante contributo allo sviluppo del mercato potrebbe provenire dalla ripresa delle operazioni di cartolarizzazione. Una rapida finalizzazione dei lavori europei sul fronte delle cartolarizzazioni “semplici e trasparenti”, nell’ambito delle iniziative volte a realizzare l’unione dei mercati dei capitali, appare particolarmente utile. Però, nelle attuali condizioni di mercato, le cartolarizzazioni potrebbero essere un boomerang: La soluzione del problema dei crediti deteriorati richiede tempo. Nell’attuale contesto di mercato, vendite rapide e in massa si tradurrebbero in un generalizzato e indesiderabile trasferimento di risorse verso i pochi investitori specializzati che vi operano in condizioni di oligopolio; soprattutto, eroderebbero la base patrimoniale delle banche in un momento in cui l’accesso al mercato dei capitali è ancora difficoltoso. E’ necessario comprare ancora tempo finché non vedrà luce l’AMC (Asset Management Comapny): Nei mesi scorsi, anche a seguito di alcune proposte elaborate da istituzioni europee, si è tornati a discutere intorno alla opportunità di ricorrere a una asset management company (AMC) per consentire una significativa e rapida riduzione della consistenza di esposizioni deteriorate nei bilanci delle banche. Come sosteniamo da tempo, una AMC con supporto pubblico, costituita a livello nazionale nell’ambito di linee guida che ne chiariscano la compatibilità con la disciplina europea, è uno strumento utileUn importante contributo allo sviluppo del mercato potrebbe provenire dalla ripresa delle operazioni di cartolarizzazioni. Da questo punto di vista, una rapida finalizzazione dei lavori europei sul fronte delle cartolarizzazioni “semplici e trasparenti”, nell’ambito delle iniziative volte a realizzare l’unione dei mercati dei capitali, appare particolarmente utile.  

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Le parole di Panetta, nel medesimo giorno, trovano il contributo di Enrico D’Elia, economista dell’Osservatorio Banche-Imprese, all’interno di una tavola rotonda sugli NPL; l’economista suggerisce “L’Italia è tra i paesi che hanno prestato meno garanzie e ricorrono meno all’indebitamento tramite enti extra-PA. Non sarebbe il caso di utilizzare maggiormente questi strumenti (consentiti dalle regole europee) per trattare il problema degli NPL (coinvolgendo CDP, Invitalia, Banca d’Italia, Atlante, garanzie, ecc.)? I margini di manovra lasciati dalle regole europee sono ancora abbastanza ampi. Perché non impiegarli per avviare una riforma strutturale del sistema produttivo e creditizio italiano (che altrimenti continuerà a produrre fisiologicamente altri NPL)?” Il contributo di D’Elia è illuminante: l’Italia, oltre ad aver detto “No” agli aiuti alle banche sotto Monti nel 2012 (al contrario degli altri paesi europei), non utilizza la contabilità degli extra-PA, come fanno gli altri Paesi europei,  dove potrebbe far convogliare magari gli NPL senza pesare sul debito pubblico e rispettando i vincoli europei. La conferma della cessione tramite vendita, come mezzo più auspicabile, viene da Sabatini (ABI):  “Se andiamo a guardare i dati relativi alle operazioni di cessione effettuate sul mercato, possiamo ipotizzare che nei prossimi mesi vi sara’ un’ulteriore accelerazione del processo di riduzione degli stock di Npl, sia per i trend in atto sia per operazioni di cessione…osserviamo che nel biennio 2016-2017 quasi un quarto del totale dei crediti deteriorati dovrebbe essere oggetto di cessione” e da Angeloni (BCE): “C’e’ quindi la necessita’ di uno sforzo continuo tagliato “su misura” per le specifiche situazioni delle singole banche, per migliorare le pratiche creditizie e portare efficacemente alla vendita degli Npl esistenti”

 

Suggerimento del sottoscritto per NPL:

 

  1. Pulire prima dai bilanci bancari gli NPL per via extragiudiziale ad un valore equo (fair value) per il debitore lasciando il valore residuale come perdita per la banca. Così si eviterebbe un onere eccessivo e unilaterale per l’impresa/cittadino: il debitore deve liquidare capitale + interessi legali (no anatocismo) alla banca finché può
  2. Gli NPL residuali, con un’ipotesi di tasso di recupero prudenziale del 25%, vengono cartolarizzati tramite AMC in titoli a tasso fisso più una quota variabile determinata dal recupero nel tempo del dovuto da parte delle banche; garante sarebbe un soggetto quale CDP che non graverebbe su bilancio pubblico, secondo le regole fiscali europee, con rischio di sforare i parametri
  3. I titoli dovrebbero essere riacquistati nel tempo da Banca D’Italia e dalle singole banche tramite una percentuale accantonata sugli utili annui (nel caso delle banche in proporzione agli NPL generati dalla banca), per poi essere annullati. Non ci sarebbe nuova moneta emessa dalla Banca D’Italia che acquisterebbe, tramite i propri utili, i titoli “CDP NPL” per garantire la stabilità del sistema finanziario, come mission principale dell’Itituto di Vigilanza.   

Durante il seminario sentir parlare esimi Professori di “diamo lavoro agli Avvocati per risolvere le controversie…” oppure “è necessario prima capire quanto è il valore giusto per gli NPL per singolo caso visto l’opacità dei bilanci bancari” sembra consacrare il peggior Made In Italy: facciamo guadagnare sfruttando la burocrazia e le scartoffie nei tribunali, con tempi infiniti lavando i panni sporchi in famiglia…una volta conosciuta la data e l’importo dell’accensione del debito, calcolando tassi medi bancari legali non usurai, cosa ci vuole per calcolare l’intero importo per Banca D’Italia e fare una due diligence sui singoli NPL? Nelle Università e nel Parlamento purtroppo sono radicati concetti e processi mentali difficilmente estirpabili che sono stati parte in causa di questa “degenerazione a leva” degli NPL che in Italia è stata peggiore rispetto alla maggior parte dei partner europei. Per fortuna che qualche voce fuori campo, che conosce e sponsorizza i mercati finanziari “buoni” c’è, ma verrà mai ascoltata?

 

Guido Gennaccari

info@tradingroomroma.it