L’indice S&P sembra aver trovato in area 3600 un supporto importante in grado, per ora, di arrestare la discesa degli ultimi mesi. L’importanza di tale livello deriva dal passaggio intorno a questi prezzi della media a 200 settimanale. Per gli investitori con memora storica sono balzate subito agli occhi alcune similitudini grafiche con la crisi del 2008. In quell’occasione, la media a 200 era riuscita solo momentaneamente ad arrestare la discesa dei prezzi.
Ma procediamo per gradi.
Dai massimi di 4.820 toccati a gennaio 2022, l’indice attualmente segna un ribasso di circa il 25%. Se calcoliamo i ritracciamenti di Fibonacci del precedente ciclo rialzista (dal bottom di marzo 2022 a 2190 fino al massimo di 4820 di dicembre 2021) l’S&P ha ritracciamo quasi il 50%.
Nel precedente bear market l’indice inizio la fase discendente a ottobre 2007 intorno ai massimi di 1580 e tocco la media a 200 settimanali a quota 1270 segnando un ribasso del 20%. Le similitudini con i giorni attuali riguardano il fatto che l’S&P rimase “avvitato” intorno alla 200 per circa 5 mesi, tentando anche un rimbalzo di 168 punti (13.4%) nel marzo 2008 per poi crollare definitivamente fino in area 700 punti toccati nel marzo del 2009 con un ribasso complessivo di oltre il 57%. Per la cronaca, intorno alla sua media a 200 l’indice aveva ritracciato il precedente bull market (iniziato nel marzo 2003) il 38,2% di Fibonacci.
La storia passata ci induce a valutare con cautela ogni rimbalzo tecnico e la possibile fine del mercato orso. Il down trend potrebbe ancora non essersi esaurito. Tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, prima di trovare la via definitiva del rialzo, l’SP500 ha provato ben 2 volte a rimbalzare (segnando rialzi rispettivamente del 20.27% e del 25.23%), entrambi i tentativi furono spazzati via da nuovi minimi sotto l’ondata delle vendite. Da quel bottom di marzo 2009 poi le azioni dell’SP risalirono fino ai massimi intermedi del 2015 a quota 2130. Vedremo se anche questa volta la storia si ripeterà.
Edoardo Liuni