Il 5 ottobre la Fed è intervenuta con uno swap in dollari con la Banca Centrale Svizzera: “These swap facilities are designed to improve liquidity conditions in global money markets and to minimize the risk that strains abroad could spread to U.S. markets, by providing foreign central banks with the capacity to deliver U.S. dollar funding to institutions in their jurisdictions.” Tali operazioni tra dollaro e franco svizzero esistono dal 2011 ma l’ultima tranche ha registrato il record per dimensione: 3,1 mld di dollari! Tale valore non era stato toccato neppure nel 2020, ma non era in cantiere un caso Credit Suisse, che forse ha necessitato di una pezza ampia e in tempi brevi per non far collassare il sistema, un po’ come ha fatto la BOE per tenere a galla il sistema pensionistico inglese con i titoli del debito in portafoglio. L’indice azionario svizzero si trova al test della trend line di lungo periodo, partita dai minimi del 2009, con la macd line che ha chiuso il ciclo rialzista partito nel 2012 con Draghi. Discesa nel baratro per la Svizzera o punto di ripartenza? Sicuramente fase delicata, infatti ricordiamo che quando partirono gli swap in dollari tra Fed e altre banche centrali il dollaro perse forza e i mercati azionari toccarono i minimi pandemici a marzo 2020, ma oggi il contesto macro è diverso e le banche centrali sono davanti ad un pericolosissimo azzardo morale.
Guido Gennaccari